Storia De Lla Musica [It]:Wasting Away And Wondering [Review]
The School
Wasting Away And Wondering
di Francesco TarghettaAl terzo disco i gallesi The School continuano a proporre il loro twee pop da manuale, senza nessuna variante rispetto ai primi due lavori (che saranno, almeno per il fatto di essere venuti prima, da preferire) ma con un’altra manciata di brani da portarsi via. Rispetto a Camera Obscura,Allo Darlin’, Sambassadeur e compagnia, la band capitanata da Liz Hunt conferma un suono più rispettoso della grammatica indie pop rétro, piena di riferimenti ’60, tra archi, fiati, organetti, glockenspiel e chitarre morbide a intrecciare melodie una sopra l’altra.
La voce di Hunt rimane meno caratterizzata e più neutra rispetto a quella delle colleghe indie pop, capace di cantare con lo stesso tono di amori finiti o trionfali. Solo di amore, in effetti, si canta, e senza le arguzie che altre band, anche recenti, hanno estratto per complicare e attualizzare le caramellosità incombenti (Alvvays in testa): i The School rimangono la declinazione più ingenua e naif del genere, e questo può ugualmente esaltare (“All I Want From You Is Everything”, “Every Day”, “Wasting Away And Wondering”) o lasciare un po’ freddi di fronte a quella che a tratti sembra mancanza di personalità o gusto manieristico.
Buoni, per questo, i brani nei quali più incisivi sono gli interventi dei fiati (“Til You Belong To Me”) o i pochi episodi in cui accordi in minore e sfumature twang di chitarra danno un’aura più sinistra (“He’s Gonna Break Your Heart One Day”).
L’impressione è che occorrerebbe un disco più connotato, ai The School, per non diventare dimenticabile cover band di un genere intero. Intanto, disco per cultori, o, per gli altri, gradevole colonna sonora ad hoc.
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