Music Won’t Save You [It]: "Reading Too Much Into Things Like Everything" review
Reading Too Much Into Things Like Everything
THE SCHOOL - Reading Too Much Into Things Like Everything
(Elefant, 2012)
Che la spagnola Elefant abbia un fiuto particolare per il pop lo sanno già bene gli imperterriti appassionati della melodia, decisamente più inclini all’efficacia di melodie senza tempo che non a cervellotiche considerazioni formali. All’inizio del 2008 l’etichetta andava a pescare in Galles una curiosa formazione di ben otto componenti, contrassegnata dalla non originalissima denominazione The School. Dopo una manciata di singoli, nel 2010 la band pubblica il proprio disco di debutto “Loveless Unbeliever”, disco dalle inevitabili parentele con Camera Obscura, Belle & Sebastian e provvisto di uno sguardo nostalgico alla Sarah Records e soprattutto al pop degli anni ‘60.
La seconda prova su album dei gallesi guidati dalla briosa cantante Liz, “Reading Too Much Into Things Like Everything“, conferma quanto già profilato nell’esordio in dodici agili popsong, che in appena ventinove minuti di durata complessiva ripropone un pop dal gusto orgogliosamente retrò. L’elevato numero dei componenti della band ne amplia lo spettro sonoro, permettendo ai suoi brani di assumere vesti di volta in volta diverse: dalla malinconia acustica dell’iniziale “What’s Just Begun” allo scatenato twee a base di tastiere della successiva “Never Thought I’d See The Day”, dall’assolato bubblegum-pop che narra di ordinari patimenti sentimentali di “Stop That Boy!” al raffinato romanticismo di “It’s Not The Same”, che davvero riecheggia i Belle & Sebastian dei tempi d’oro.
Il febbrile susseguirsi di ritornelli rapidi e zuccherosi, sovente conditi da una coralità da spiaggia, fa scorrere l’album tutto d’un fiato, come una bevanda rigenerante sotto il sole estivo, assaporando il piacere dell’attimo senza troppe elucubrazioni su originalità e affini. Anzi, sul punto va rimarcato come la contagiosa freschezza di “Reading Too Much Into Things Like Everything“ risulti alla fine non solo rassicurante per gli amanti del più classico indie-pop, ma anche dotato di una forza di scrittura e interpretazione che allontana la band gallese da eccessive aderenze a modelli più o meno risalenti.
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