Round Mount [It]: Madrid Popfest review
Madrid Popfest 2013:
un’esperienza indimenticabile
La mia ricerca di un’esperienza musicale/festivaliera che avesse un importante valore aggiunto oltre alla musica stessa è iniziata nel 2009 con la mia prima volta all’End Of The Road. Ho poi avuto la fortuna di capitare a Glastonbury l’anno dopo e quello rimane secono me l’unico festival grande che questo valore aggiunto ce l’ha anche lui. Più passavano le edizioni dell’EOTR e più mi rendevo conto che erano gli eventi di piccole dimensioni a offrirmi quello che cercavo. Allora mi sono deciso adandare all’Indietracks: non è stato così facile decidere di andarci da solo, ma alla fine l’ho fatto e il risultato è stato una cosa fantastica. Proprio sul treno del ritorno dal festival ho incontrato Jorge e Eva, tra gli organizzatori del Madrid Popfest e quando poi ho visto i gruppi che chiamavano mi sono detto che per approfondire al meglio la ricerca di cui sopra non potevo non andarci. Da solo anche stavolta, ma comunque conoscevo loro due e immaginavo che non avrei avuto problemi a inserirmi in un gruppo di persone di cui loro facevano parte.
Tutto è andato per il meglio. I gruppi internazionali che conoscevo hanno tutti fornito performance eccellenti. Dei tre che non conoscevo, due hanno mantenuto altissimo il livello e sono uno non mi è piaciuto. E le band spagnole sono state una rivelazione: chi più, chi meno, mi sono piaciute tutte. E poi il rapporto con le persone, che si è solidificato in modo assolutamente naturale: man mano che passavano le ore all’interno della Sala Clamores mi sentivo sempre più a mio agio, sempre più a casa, sempre più circondato da tanto calore e sensazioni positive. È stata una favola perché ogni cosa è stata perfetta in primis per quanto riguarda quello che cercavo io, ovvero il valore aggiunto. Qui non eravamo nei bei paesaggi della campagna inglese, ma in un club in una grande città, quindi l’unico valore aggiunto che poteva esserci erano le persone: ebbene, sono stato talmente bene con la gente che ho incontrato che a un certo punto quella stanza non aveva più pareti, ma alberi. Vabbè ho voluto scherzare citando Gino Paoli perché uno dei ragazzi incontrati lì mi ha detto che proprio Gino ha fatto due date in quel club poco tempo fa e che era pienissimo di gente e lui era tutto esaltato.
Prima di parlare nello specifico dei gruppi, mi concedo un discorso generale su ciò che ho potuto ascoltare della scena spagnola. L’impressione che ho avuto è che quasi tutti cantano in spagnolo e quasi tutti puntano su un qualcosa che sia più o meno riconducibile al macro stile indiepop. Qui da noi c’è un sacco di varietà, lì invece, da quello che ho visto ma anche dalle risposte che ho avuto quando ho chiesto, si punta sulla propria lingua madre e su un’attitudine stilistica uguale per tutti. Che non significa che ognuno sia una copia degli altri, all’interno dello stile indiepop le differenze possono essere molto ampie, come vedremo quando descriverò i singoli gruppi. La qualità, come dicevo, è stata alta: un paio di gruppi erano un po’ inferiori al livello medio ma comunque non mi sono affatto dispiaciuti e insomma, se davvero il livello dell’indiepop spagnolo è questo, tanto di cappello. In realtà all’Indietracks avevo visto i Vacaciones e non erano malvagi ma non certo su un livello così alto come ho sentito qui. Insomma, dovrei cercare di approfondire per avere un quadro più completo. Sta di fatto che qui al Madrid Popfest sono rimasto proprio soddisfatto (e ho fatto acquisti a manciate al merchandising).
Il Madrid Popfest ha visto anche dj set alla fine di ogni serata. Quello di giovedì me lo sono perso per troppa stanchezza, mentre venerdì e sabato sono rimasto fino alla fine. Entrambe le volte il set era affidato a un trio maschile il venerdì e femminile il sabato, chiamato La Nadadora il venerdì e Cattering il sabato. Il concetto, in entrambi i casi, è che ballare la musica che teoricamente è fatta solo per la massa e non per noi cosiddetti indie o alternativi, può essere divertente come ballare la roba “seria”, basta saperla proporre con gusto e, appunto, metterci un po’ di cose più adatte all’ambiente indie ogni tanto. Il venerdì il cuore del dj set è stata la musica più di massa, con solo poche eccezione indie, mentre il sabato c’è stato più bilanciamento, e soprattutto in entrambi i casi la selezione è stata irresistibile e ha spinto un sacco di gente a rimanere lì a ballare fino alla fine. Bravi anche i dj quindi, e poi quelli sono stati i momenti dove ovviamente il mio ambientamento in mezzo alla gente riceveva la massima spinta, quindi ricorderò con tanto piacere anche i dj set. Inoltre, è stato carino vedere quali dei musicisti presenti avessero l’animo dei night clubbers e si fermassero, quindi, durante i dj set. Tra gli spagnoli ho notato i Los Bonsàis, un po’ ingessati a dire il vero, e i Papa Topo, loro invece anima della festa; tra gli internazionali si sono visti i This Many Boyfriends e gli Haywains, che ovviamente non si sono lanciati nel ballo come i ragazzini vista la loro età, ma sono rimasti a chiacchierare e bere fino a tardi.
Ecco due parole su ognuno dei gruppi che ho ascoltato, in ordine cronologico. Per ognuno cerco di mettere un link a qualcosa che si possa ascoltare, o potete cercare su Spotify che ho visto che c’è praticamente tutto.
Papa Topo: sono di Barcellona ma non giocano affatto in trasferta, perché la gente li ama e qui ha mostrato loro tanto affetto, più che per ogni altra band, spagnola e non. Il loro è un pop poliedrico e colorato, agli strumenti classici aggiungono un flauto e una tromba e sanno essere intimisti o disincantati o puntare al divertimento sfrenato. Sempre con ottimi risultati in tutti i casi. Trascinanti e irresistibili.
Latest activity