Mag Music [it]: "In The Morning We'll Meet" interview
Intervista a Giorgio Tuma
Giorgio Tuma è un caso anomalo, in Italia. Qui a Mag-Music, il suo ultimo “In the Morning We’ll Meet”, ci ha davvero colpito; quindi, quale occasione migliore per intervistarlo?
- Ciao Giorgio, come vanno le cose?
- Ciao a te, Davide… tutto ok, thanks.
- Nella tua musica si percepisce l’influenza dei compositori italiani di colonne sonore. Immagino questi costituiscano una fetta importante dei tuoi ascolti di sempre.
- Certo, sono fondamentali. Ho passato una parte della mia vita, quando ancora esistevano i cataloghi cartacei e i mailorder e non esistevano gli mp3, a cercare colonne sonore. Ho amato e amo Piero Piccioni, Piero Umiliani, Armando Trovajoli, Nino Rota e Alessandro Cicognini. E sicuramente credo di essere stato profondamente influenzato dalla loro meravigliosa sensibilità musicale.
- Invece, cosa stai ascoltando in questo periodo?
- Tante cose… le prime che mi vengono in mente: Terra di Julian Lynch, la colonna sonora di “Submarine” scritta da Alex Turner degli Arctic Monkeys, “Michigan” di Sufjan Stevens, “Yellow House” dei Grizzly Bear, il primo dei Beach House, “Helplessness Blues” dei Fleet Foxes, “The Seasons” di Tchaikovsky, “Introduction and Allegro for Harp, Flute, Clarinet and Strings” di Ravel, “Giant Steps” di Coltrane, un best of di Chet Baker dove canta (con la sua voce d’angelo), “Smile” dei Beach Boys… e poi i tre dischi di sempre, da cui non riesco proprio a staccarmi: “Pink Moon” di Nick Drake, “1” di Tim Hardin e “Happy Sad” di Tim Buckley.
- Se posso chiederti, come sei riuscito ad avvicinarti a gente del calibro di Michael Andrews? (compositore di colonne sonore, ad es. “Donnie Darko”, ndr)
- Quando ancora esisteva MySpace, mandai un messaggio interno alla pagina di Michael Andrews chiedendo se fosse possibile una collaborazione per due brani del mio nuovo disco. Qualcuno (forse lui) mi rispose con un laconico “send here” e un indirizzo di posta elettronica. Spedii le due canzoni. Dopo tre settimane, quando ormai avevo perso ogni speranza, mi arrivò una sua risposta e… sorpresa, positiva. Ricordo ancora il giorno in cui ho ascoltato per la prima volta il risultato finale di quello scambio enorme di files e mails, ero pieno di gioia e incredulità nel sentire “quei suoni andrewsiani” e la sua voce nelle mie canzoni… un’emozione grandissima.
- Mentre, immagino sia un onore lavorare con la Elefant Records (l’etichetta dei Camera Obscura, Trembling Blue Stars, The School, Stereo Total, ndr).
- Devo tutto a loro, hanno salvato dall’oblio il mio secondo disco (“My Vocalese Fun Fair”) e prodotto (quasi) completamente “In the Morning We’ll Meet”.
- Vista e considerata, nella tua musica, la notevole quantità di componenti strumentali e orchestrali di vario genere, come organizzi i tuoi concerti?
- Non li organizzo perchè non suono live, purtroppo. Non per mia scelta ma perchè è impossibile suonare dal vivo in Italia se non hai un booking o qualcuno che ti aiuta. A meno che non lo si faccia gratis o se butta bene per stupidissimi rimborsi spese (parlo della mia esperienza personale). Alcune volte, in passato, l’ho fatto pure ma adesso no proprio… basta così.
- Domanda quasi di rito: oltre alla musica stessa, da dove trai ispirazione? Ci dai qualche cenno del tuo immaginario, ché pare davvero interessante?
Oh… le ispirazioni sono infinite. Diciamo che m’interessa tutto ciò (siano essi libri, quadri, film) che esprima qualcosa di fantastico, sognante, onirico, fiabesco, che riconduca ai ricordi d’infanzia. Lo so di essere poco originale aggiungendo che anche l’amore è qualcosa da cui traggo profonda ispirazione.
- Per concludere, una domanda seria. È indubbio che in Italia vanno per la meglio (anche nel panorama indipendente) le solite cose che, eccetto forse la qualità dei testi, all’’estero sarebbero quasi delle banalità; lasciando nelle loro tane band e artisti dal presunto respiro internazionale, che porterebbero le faccende musicali italiane agli onori della critica e del popolo mondiale. Conosciamo tutti, noi assidui frequentatori di buona musica, i motivi e le cause di questa stagnante situazione, ma sarebbe bello scoprire come la pensi tu, che sei, a mio parere, uno degli esempi lampanti che si potrebbero fare per rendere comprensibile il discorso di cui sopra.
- Non so che dire, davvero. Non mi va di dare giudizi in merito. Cioè c’è poco da ragionare su queste cose, è così e basta.
Source: http://www.magmusic.it/2011/11/03/intervista-a-giorgio-tuma/
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