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10/05/2009

"My vocalese fun fair" review



My Vocalese Fun Fair - Giorgio Tuma
By Luciana Manco

Si parla del Salento come di una terra quasi esotica, calda, lenta. Una terra che evidentemente riesce a rendere i suoi figli capaci di trasmettere lo stesso mistero. Giorgio Tuma con questo album ci porta in dimensioni che è difficile raggiungere in altro modo. My vocalase fun fair. Si raccontano i colori, i movimenti naturali degli uomini nel mondo, e del mondo negli uomini. Intimo e di tutti, ambivalente come tutte le cose nate da qualcuno per qualcuno. Quindici tracce che sembrano dipingere i muri di tutto ciò che sfiori, mentre lo ascolti. Dagli Studiodavoli si deve aver appreso tanto se in questi brani scritti e suonati con i suoi Os Tumantes, Tuma è riuscito a creare un’unione davvero strabiliante tra il pop esuberante degli anni ‘60 e il bossa nova, un lounge ben diverso da quello che si ascolta negli aperitivi griffati al bar del centro. Qui davvero sembra di camminare a piedi nudi sotto il sole, per scovare anche le zone d’ombra. Two Happy Sad Guitars... arriva subito con una grazia che colma. La voce di Matilde De Rubertis accompagna l’eleganza dei movimenti, chiudendo il cerchio. E’ assolutamente vero il richiamo ai Beatles che molti notano, ascoltando questi brani. Come dire, i Beatles in vacanza. Suggestioni piacevoli di viaggi indimenticabili seppur brevi.
Let’s Make Steven’s Cake fa sperare nella nota successiva, ottimista e leggermente frizzante. E con brani come And Three Parasol Stars e Coney Island Memories sembra di essere in Brasile, in paesi diversi, dalle nottate in spiaggia ai chilometri in macchina per respirare il vento. Il brano che personalmente preferisco è ML DB (Mary Louise Song). Si fa vedere. Sussurra. E mi convince.
Un album che rasserena, e rassicura. E racconta episodi di vita vissuta, e sogni che non si dimenticano al risveglio. Morbido. Che sicuramente riempie d’orgoglio non solo una salentina come me, ma chi crede che in Italia sia difficile trovare la grazia, la gioia di vivere e l’originalità che solo “chissà dove” siamo riusciti a sentire.
 





Giorgio Tuma [Lost highways]
picture: Archivo Elefant

 


 

 

 

 

 

 

 

 

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