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14/04/2009

"Personal train" review



FITNESS FOREVER: IL RITORNO DEL POP COME CURA CONTRO LA STUPIDITÀ ONNISCIENTE
Ci sono gruppi che incontri all’improvviso. Quando pensi ad altro, sei distratto, incostante nel quotidiano. Poi ci sbatti contro. Complice un trafiletto letto da qualche parte, la curiosità femmina che vive in me e la mia adorazione verso tutto quello che profuma di “settanta”. I Fitness Forever sono una gioia per le orecchie, un perfetto gruppo Pop. Quello vero intendo, quello popolare tinto di Gramsci. Innanzi tutto non sono un gruppo ma un complesso. Distinzione fondamentale. Il complesso vive sull’identità univoca attorno al cantante. Il gruppo invece si disperde dentro il cantante. La cantante dei Fitness Forever si chiama Paster e io l’adoro come un bimbo adora il suo Camillino. Il loro primo album si chiama “Personal train” e contiene grappoli di Pop ad alto valore nutritivo. Tutto l’immaginario cinematico italiano del decennio che va da 1965 al 1975 è contenuto nel disco. Un frullato zuccheroso e cremoso prodotto dalla spagnola Elefant (la casa madre del pop europeo) e dalla PippolaMusic (la piccola etichetta poppeggiante italiana).
Sono un piccola culto in tutta Europa con passaggi alla BBC e articoli su El Pais. Nello stivale invece meno: il Pop da noi viene confuso con quella poltiglia informe che esce dalle viscere di Maria De Filippi, l’istericante Ventura e l’appassito Morgan.
Poi i Fitness Forever hanno un brano straordinario: L’anarchica pugliese. Continuo a suonarlo a tutto volume e anche il portiere del mio palazzo oramai balla e canta a squarciagola.

 

 





Fitness Forever [Roberto Giannotti]
picture: Archivo Elefant

 


 

 

 

 

 

 

 

 

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