LIGHTNING IN A TWILIGHT HOUR – And All The Ships At Sea
(Elefant, 2016)

Orgoglioso ricordo del passato e uno sguardo rivolto a un futuro ancora da scrivere continuano a incrociarci nel presente creativo di Bobby Wratten che, in contemporanea con la ripubblicazione dell’album finale dell’esperienza dei Trembling Blue Stars (lo splendido “Fast Trains And Telegraph Wires”, 2010), segna la terza tappa in poco più di un anno della sua nuova avventura Lightning In A Twilight Hour.

“And All The Ships At Sea” è teoricamente un Ep, visti i quattro brani in scaletta, ma di fatto un album vero e proprio, in forza dei trentasei minuti di durata, metà dei quali nella visionaria traccia finale “Notebooks / Lenticular Clouds (For Roy Montgomery) / My Own Antarctica”. Il lavoro esemplifica con evidenza la dimensione creativa dello storico leader dei Field Mice, ormai da qualche tempo ripartita per inestinguibile sensibilità pop e dilatate sensazione di un’ambience morbida, sognante e sottilmente malinconica come tutte le sue canzoni.

Il primo aspetto, si manifesta nelle due popsong iniziali, “The Sky Beyond The Sky” e “Black Circles”, cantate dalle sue muse Anne Mari e Beth Arzy, che materializzano nuovamente languori pop senza tempo sulle ali di chitarre e tastiere liquide. Lo spazio sonoro di Lightning In A Twilight Hour è poi notevolmente amplificato nei restanti due brani, che scorrono fluidi tra le carezze aurorali della sognante “Krzysztof Kieślowski’s Lullaby” e i tre movimenti del composito finale, prolungato gioco di specchi nel quale sperimentazioni ambientali e sonorità acustiche non mancano di sbocciare in una delicata melodia pop.

”And All The Ships At Sea” risulta così l’ennesima prova di una classe che al passare del tempo si trasforma restando fedele a sé stessa e, soprattutto, regala ancora un incomparabile intreccio di romantica malinconia e dolcezze sognanti senza fine.

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Source: Music Won't Save You