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24/10/2017

DLSO [It]: I Fitness Forever ti raccontano i dischi che hanno influenzato Tonight



Il 29 settembre è uscito uno di quei dischi che non devi lasciarti scappare per nessun motivo al mondo.
Si tratta di Tonight dei Fitness Forever e devi ascoltarlo semplicemente perché è uno quegli album che ti fanno tirare un respiro fortissimo, ti riempiono i polmoni di aria nuova, pur essendo ricchi di riferimenti (com’è giusto che sia).
Il lavoro, uscito per Elefant Records, è frutto di 4 anni di scrittura meticolosa, ascolti, sudore, amore.
Quello che ne viene fuori è un mix esplosivo di suoni raffinati, tropical-funk e mediterranei: arrangiamenti magistrali, boccate d’archi e tutta la magia della disco music di canzoni come Andrè (quasi una dedica a tutti gli appassionati di Napoli Segreta)

Ecco, c’è talmente così tanto da scoprire su quest’ultimo lavoro dei Fitness Forever, che abbiamo chiesto al nostro amatissimo Carlos di raccontarci gli ascolti che hanno influenzato la scrittura di questo disco.
Lui è tipo uno scienziato della musica, degli aneddoti più assurdi dietro ai dischi, per cui trasformatevi in delle spugne che c’è molto da imparare.

 

 

Primo episodio della Santa Trinità (insieme a “Carta Straccia” del 1977 e “ America Good-Bye”del 1979), Radius dimostra di non essere solo il guitar hero di Formula 3, Il Volo e Battiato, ma autore e arrangiatore di primissimo livello.

Archi, synth, piglio funkettone duro e tante composizioni ispirate, con i soliti gemelli del gol Oscar Avogadro e Daniele Pace (il grande chansonnier, paroliere e seduttore, 1/4 degli Squallor, da non perdere assolutamente il suo splendido VITAMINA C del 1979)  a disegnare lyrics fantastiche piene dei paradossi e delle nevrosi dell’uomo Italiano degli anni 70’. Clamorosi cori di Marcella e Loredana Bertè sull’ultimo pezzo!

 

Tanto è stato detto, molto, molto altro ci sarebbe da dire su questo capolavoro, per molti versi canto del cigno artistico del cantautore romano da poco scomparso (avrebbe rotto il silenzio in altre 3 occasioni durante il resto della sua vita, con un pugno di canzoni mai banali ma penalizzate da registrazioni non sempre all’altezza).

Per la prima volta orfano dei Goblin (che avevano suonato sui primi due dischi) ma forte della produzione magica di Elio D’Anna degli Osanna (qui anche al sax e al flauto) che aggiunge al solito piglio funk anche saporitissime spezie etniche e sognanti (col suo team D’Anna sarà al lavoro poco più avanti anche su “Musica è” di Enzo Cervo, altro capolavoro da riscoprire).

Cosa dire dinanzi a un disco simile? Proprio come una Sfinge, si staglia immenso, bellissimo, apparentemente perfetto, ma non ci lascia nemmeno per un secondo la sensazione che Carella, dietro al suo sardonico sorrisetto, ci parli da un posto altro, da un mondo sicuramente inaccessibile ma che possiamo avvertire anche noi come scuro, vizioso e infinitamente malinconico.

Qui Pasquale Panella firma il suo capolavoro, poco prima di prendere il timone della corazzata silenziosa di Battisti: quando cantati dalla voce dolce e lunare di Carella, i suoi versi, pieni di nonsense e brillanti allegorie risuonano magici, mai fine a se stessi e, non di rado, illuminanti.

 

Tra i dischi Italiani oscuri di fine anni 70, è quello che merita più urgentemente di essere riscoperto immediatamente!

Voleva essere un classico LP di disco music allineato alle sonorità dell’epoca, ma è uscito qualcosa di magico, un disco dalla bellezza abbagliante e senza tempo, pieno di break mozzafiato, ti spiazza e ti appassiona ogni volta che ne ha l’occasione con una nuova armonia fantastica, un cambio inaspettato, ed è così per tutto il disco. Una hit dietro l’altra, una delizia dietro l’altra, si arriva alla fine del disco in ginocchio ormai convertiti al culto di Massimo Salerno, il produttore dietro questo progetto, misterioso fratello del ben più famoso Alberto (marito di Mara Maionchi nonché uno degli autori parolieri di più grande successo della musica italiana).

 

Girl-Power e disco-music, cosa può esserci di meglio? Questo il ragionamento fatto dai manager delle Spice Girls e probabilmente anche dai discografici che misero sotto contratto le Eva Eva Eva nel 1977 in un tentativo di rappresentare i collettivi femministi degli anni 70’ in salsa ruspant-disco.

E chi poteva esserci meglio di Andrea Lo Vecchio, Milanese classe 1942 e già autore di diversi successi per Raffaella Carrà, al timone dell’operazione?

Un primo disco riscuote un inaspettato successo che rende possibile un sequel, e qui succede l’imponderabile: Lo Vecchio è in stato di grazia, e in uno di quei corto-circuiti che fanno la storia della musica, va oltre il compitino e sforna una canzone capolavoro dopo l’altra.

Il risultato potete sentirlo qui: si rimane basiti dalla bellezza di questi arrangiamenti, queste melodie, queste canzoni. La cover in Italiano di “Stayin’ Alive” – qui posta in apertura – è la chicca che vi farà premere play e vi farà innamorare perdutamente di questo disco!

 

Non so se nel resto d’Italia stia succedendo qualcosa di simile, ma il sottobosco dei DJ Napoletani è completamente impazzito nella ricerca di pepite di disco-music in dialetto Napoletano, una caccia frenetica che nulla ha da invidiare a quella delle pepite d’oro immortalata in mille fumetti e film western!

In prima linea c’è senz’altro Lorenzo Sannino, aka Nunca mas Juan, che con il suo mixtape chiamato “Napoli Segreta” su soundcloud ha scatenato una caccia alle streghe senza precedenti!

Fulgidissimo esempio di questo fenomeno è il disco di Tonica & Dominante, di cui ecco una storia sommaria:

Antonio Moxedano e il Maestro Tony Iglio (sassofonista e compositore di colonne sonore) rinomato team di songwriters per artisti della Melodia prima maniera come Mario Trevi e infiniti altri, verosimilmente attratti dalla crescente moda disco decidono di testarsi in questo nuovo genere.
Decidono di utilizzare due cantanti (dall’identità tanto sconosciuta quanto l’intonazione è discutibile) testi surreali e una musica più parente all’afro beat che alla disco.
Stampa privata su etichetta Dominant et voilà! Leggenda è servita!

Prezzi da mutuo su Discogs, gente impazzita da tutto il mondo per ascoltare il disco, una segretezza quasi massonica sulla sua diffusione. 3 dei 4 pezzi apparsi sui 2 singoli del disco però sono su youtube (solo “Babelonia” non ha ancora visto la luce). Io che ho potuto in maniera segretissima ascoltare il disco dico anche che sono le 4 cose migliori. Livello leggenda cmq TOP!

EDIT CLAMOROSO: che non fa altro che confermare il livello massonico della cosa, il link di CICOGNA che ancora stamattina era presente su youtube è appena stato rimosso!!!! Lo lascio come prova!!

 

E questo non potevo non metterlo. Parliamoci chiaro, quando il miglior cantante del mondo è prodotto dal miglior produttore del mondo e gran parte delle canzoni le scrive quello che era all’epoca la penna migliore del mondo (meno conosciuto, ma immenso Rod Temperton)… tutti zitti in religioso silenzio ad ascoltare. Una fontana d’oro puro e diamanti che schizza incontenibile ovunque!

 

Volete il disco funk strumentale per eccellenza secondo il sottoscritto? Eccolo qua! Più funky di così, più psichedelico di così, più groovoso di così, con una tracklist più da brividi di questa… beh se ne ne avete segnalatene pure, ma per me non ce n’è!!!

 

Un altro disco che intimidisce per la sua grandezza. Un maestro immenso Verocai, autore e arrangiatore di successo di tutti i più grandi acts di musica brasiliana a cavallo tra i 60 e 70 (da Ivan Lins a infiniti altri, se sentite una cosa sopra le righe per bellezza registrata in quell’epoca metteteci pure la firma che c’è il suo zampino).

Nel 1972 la Continental gli dice “Arthur ci piaci, perché non fai un disco tutto tuo?”.

E lui convoca la creme dei session-men di Rio De Janeiro, un’intera orchestra di ottoni e archi, e tira fuori un disco che a 45 anni dall’uscita non ha perso una stilla della sua freschezza e grandiosità.

Dentro c’è di tutto: maestose cavalcate funk, folk psichedelico, commoventi samba orchestrali  in minore, tutto con un gusto, un’eleganza, una grazia che non teme rivali.

Un disco senza tempo che ha conosciuto un inaspettato quanto clamoroso boom di vendite e di ristampe 35 anni dopo, riscoperto dopo che il rapper LUDACRIS aveva usato un break di “Na Boca Do Sol” come tema portante di un suo singolo!

 

Parli di Verocai e spuntano le cot…i Quinteto Ternura.

Dopo il bellissimo LP a nome Trio Ternura, i nostri diventano Quinteto e regalano un irresistibile LP pieno di gemme dal valore inestimabile.

Come volevasi dimostrare, Verocai c’è – arrangiando e producendo due delle cose più sontuose – ossia “Leao De Bronze” e “Baby”!

 

Semplicemente il PET SOUNDS degli anni 70, un album la cui varietà e complessità ritmica, armonica e melodica mi sbalordirà a ogni singolo ascolto. Una complessità mostruosa che ti fa scoprire nuovi particolari anche dopo 100 ascolti, ma le melodie si lasciano cantare sotto la doccia, questa è quella che io chiamo PERFEZIONE.

 

Non potevo lasciare fuori da questa classifica Marcos Valle, l’artista che più mi ha ispirato e influenzato in questi ultimi anni. Ma ho voluto scegliere un titolo inusuale, ossia la colonna sonora di questa telenovela (prima di Netflix le serie tv si chiamavano così!).

Marcos qui scrive tutto, ma un po’ come hanno fatto i Fitness Forever in Tonight, si avvale quasi in ogni episodio di una voce diversa.

I pezzi sono uno più bello dell’altro, sempre gustosissimi e sorprendenti armonicamente, un disco che sprizza la parola CLASSE da tutti i pori (a sto giro è Selva De Pedra, ma voi prendete a caso qualsiasi album di MV che c’è l’imbarazzo della scelta – per i neofiti GARRA/ PREVISAO DO TEMPO/ MV1983 e andate sul sicuro!!!).

Nota – Sempre per i neofiti, Marcos Valle è quello che ha scritto “Samba Do Verao” – una delle canzoni più famose del mondo – anche vostra nonna la conosce e la canta in quella doccia dove ti siedi che ha comprato da Corrado Tedeschi!

 

Siamo ahimè giunti al termine di questa piacevolissima chiacchierata sui dischi che più mi hanno influenzato negli ultimi 4 anni, spero abbiate trovato qualcosa di vostro gradimento!

Finisco con questo disco di Paul Williams – personaggio iconico e popolarissimo degli anni 70’ recentemente tornato agli onori delle cronache per aver fatto lo speech ai Grammy quando hanno vinto i Daft Punk – il nostro grande eroe era infatti il coautore e cantante di quella che forse è la canzone più bella del disco, TOUCH.

Ma Williams, agli albori dei 70’ non era ancora una superstar mondiale ma sbarcava il lunario facendo l’attore, suonando in gruppi di folk psichedelici dal successo modesto (The Holy Mackerel ) e componendo canzoni insieme all’ amico Roger Nichols (che per inciso è uno dei geni di questo secolo ma a questo ci arriveremo presto).

La carriera andava così così finchè una notte Richard Carpenter dei CARPENTERS (che per capirci, in quel momento in testa alla hit parade USA con “Close to you” scritta da Bacharach) non sentì il ritornello di “We’ve only just begun” suonare in TV durante lo spot di una banca (!?!).

Riconosciuta la voce di Williams, Carpenter si precipitò dal nostro per chiedergli se ci fosse altro oltre a quel ritornello folgorante che aveva ascoltato.

Williams – mentendo spudoratamente – affermò che, CERTO, c’era un’intera canzone, strofa ritornello bridge che aspettava soltanto di essere incisa dai Carpenters!! :D

Si precipitò subito dopo da Nichols in studio, per completare in fretta e furia la demo di una canzone che rimase al numero 1 per 7 settimane in USA (sì, anche se il nome non vi dice niente, anche questa la conoscono vostra nonna e senza dubbio pure Corrado Tedeschi!!!).

Questo finalmente aprì una serie di porte importante ai due amici, che in breve divennero gli autori più richiesti e prolifici del mercato, con un tocco magico che nulla ha da invidiare a quello di Bacharach (vi lascio un mio mix a riprova di ciò, con alcune delle numerose incisioni delle canzoni dei nostri, qualità stellare, incredibile, da non credere!!

A coronamento di un biennio di grandi canzoni scritte per altri, nel 1972 esce Someday Man. Il volto e la voce sono quelli di Paul, ma il disco è a tutti gli effetti di entrambi, scritto a quattro mani.

Segnerà anche la fine della loro collaborazione.

Williams diventerà un personaggio iconico degli anni 70’ – cantante, presentatore, attore protagonista in pellicole di successo come “ Il Fantasma dell’opera “, mentre il più schivo Nichols si dedicherà all’attività di gioielliere, salvo, dopo qualche decennio, divenire anch’egli una figura di culto soprattutto in Giappone, dove è idolatrato come una star.

Ma Someday Man è lì, pronto a ogni ascolto a emozionarci, commuoverci e a settare ogni volta uno standard troppo alto per chiunque ci provi.

     

 

 
     

 

     


 


 

 

 

 

 

 

 

 

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